Sacerdote e paracadutista. Questa è l’immagine, peculiare e al tempo insolita, che meglio rappresenta Vittorio Bonomelli in quella storia mai sazia di particolari che è quella della seconda guerra mondiale. Per il terzo anno consecutivo la sua memoria si è rinnovata a Sonico, presso il romito santuario della Madonna di Pradella, il cui restauro, nel 1955, fu un po’ il fiore all’occhiello della sua opera materiale di parroco in quel paese dell’alta valle.
Figura emblematica nel clero camuno del Novecento, Bonomelli era nato a Valle di Saviore nel 1917. Ordinato sacerdote nel 1942, fu assegnato dapprima come coadiutore, appunto, a Sonico, diventandone poi parroco, dal 1946 al 1959, quando fu eletto arciprete a Breno, incarico che ricoprirà sino alla morte nel dicembre 1984. Pubblicò libri a carattere storico e, nel 1983, il romanzo “Il rimorso non perdona”.
Don Vittorio visse parte della guerra in clandestinità, e nel tempo più intenso e decisivo del conflitto operò come agente segreto. Lo raggiunse anche una condanna a morte, causata da un’azione ritenuta di tradimento, per aver allarmato la popolazione civile di Brescia sul pericolo di un bombardamento alleato. Tale sentenza fu poi commutata in cambio del suo accettare una rischiosa operazione. Fu così paracadutato sull’aeroporto di Ghedi, per organizzare, missione compiuta, la distruzione una fortezza volante inglese catturata dai tedeschi.
La sua figura di combattente del cielo dunque, è stata ricordata dalla sezione camuna dell’Associazione Paracadutisti Vallecamonica, la stessa che fortemente ha voluto, e proprio in quel luogo a lui così caro, la posa di una lapide nel 2010. Il giorno 8 dicembre scorso, così, un nutrito gruppo di persone, parà in congedo e numerosi simpatizzanti, hanno preso parte a una semplice ma intensa cerimonia, nella quale, oltre a ricordare il defunto arciprete valsaviorese, è stato rievocato anche il sanguinoso evento del 2 luglio 1993 a Mogadiscio, al Check Point Pasta, nel corso della missione Ibis, che costò la vita a tre soldati delle nostre Forze Armate. Di significativa importanza la presenza del maresciallo Stefano Ruaro, già sottufficiale del 9º Reggimento d’assalto paracadutisti incursori “Col Moschin“, che a quegli eventi era presente, e che riportò gravi ferite in combattimento. Ruaro, originario di Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, risiede a Edolo ed è fra gli iscritti appunto all’ANPd’I di Vallecamonica, presieduti da Bruno Pellegrinelli. La cerimonia coordinata da Domenico Tosana di Sonico, è stata moderata da Tiziano Andreoli di Piancogno e ha visto un significativo intervento dello stesso Ruaro, medaglia di bronzo al valor militare, che ha evocato i tragici fatti di quel giorno di vent’anni orsono e la sua personale esperienza. La cerimonia, la cui prima parte si è svolta sul sagrato della Madonna di Pradella, è terminata nella parrocchiale di San Lorenzo, con la messa celebrata dal parroco Don Bruno Colosio.
Pierangelo Benetollo